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Breve corso di Teologia
NOVARA, SAN NAZARO
19/11/06
Santa Elisabetta (postumo al 17/11/06)

• Lodi
• Relazione del Prof. Don Rino TUNIZ, Diacono permanente, sposato, esercitante il carisma di Docente di Storia della Chiesa.
• Prima della relazione letta la lettera della Conferenza Famiglia Francescana – “Abbiamo scoperto l’Amore”.
• Relazione: il nome vero di Santa Elisabetta non è Santa Elisabetta d’Ungheria ma Santa Elisabetta di Turingia. Ella nacque nel 1207, figlia di Andrea II e Gertrude di Arbes – Merano.
L’Ungheria era diversa, politicamente, dall’attuale.
I castelli piemontesi sorsero in versione anti-ungarica (ricordare il problema dei Magiari). Intorno all’anno 1000 il re Stefano si convertì al cristianesimo; assistiamo quindi ad una svolta: la dinastia degli Arpad era la stessa di Stefano e Andrea II.
Il nonno di Elisabetta, il re Beda, educato a Costatinopoli, fu un personaggio importante riguardo al personaggio che stiamo studiando.
Furono importanti in questo periodo le alleanze matrimoniali. La nipote della mamma di Elisabetta fu Sant’Edwige di Svevia, un’altra fu Sant’Agnese di Boemia, clarissa, in rapporto epistolare con Santa Chiara d’Assisi.
Nel 1211 il padre la promise in moglie a Luigi IV figlio di Ermanno, langravio di Turingia. Si prevedeva che la bambina fosse educata nella casa del futuro marito, presso il castello di Wartburg. Tra i due vi era probabilmente il discorso della diversità culturale.
La Turingia, oggi, è inserita nella Germania nord-orientale. Il castello di Wartburg, tra il 1521 e il 1522, fu il rifugio di Lutero: nel momento in cui era rifugiato, tradusse il Nuovo Testamento in Tedesco.
Ermanno si scontrò con il Vescovo di Magonza, Sigfrido.
Nel 1221, a 14 anni, sposa Luigi.
La sua vita coniugale dei due fu felice: nacquero tre figli: Ermanno (come il nonno) nel 1222, Sofia (nel 1224: amministratrice che patrimonio esistente), Gertrude nel 1227.
A 17 anni scelse come direttore spirituale un frate francescano tedesco… questi frati francescani avevano valicato le Alpi ancora vivente Francesco… come Terziaria Francescana iniziò le rinunce e la povertà, appoggiata comunque dal marito.
Parentesi storica:
nel 1215, dopo il Concilio Lateranense IV, venne bandita la V crociata, diretta da Giovanni di Brien, Re di Gerusalemme, Leopoldo d’Austria e il Padre di Elisabetta, Andrea. Anche San Francesco aveva raggiungo i crociati.
Al Sacro Monte d’Orta si trova la raffigurazione dell’incontro tra San Francesco e il Sultano.
Federico II ottene poi il Regno di Gerusalemme sposando Isabella di Brien.
Corrado di Marburgo fu inquisitore dei Valdesi, il miglior predicatore sulle crociate (la crociata contro i Valdesi)…
All’epoca l’Europa conobbe un’epoca di carestia ed Elisabetta vendette alcuni beni pubblici in favore dei poveri. Nel frattempo morì il marito Luigi a causa di un’epidemia. Lo zio vescovo mirava per le II nozze della nipote e comunque mise a disposizione della nipote un castello. Ella rinunziò poi pubblicamente ai beni . Lo zio era vescovo a Bamberga).
Corrado le impedì di rinunciare alla dote e di praticare l’elemosina.
Alla fin fine la dote fruttò per la costruzione dell’Ospedale con la Chiesa dedicata a San Francesco. Morì a 24 anni, il 17 novembre 1231.
Corrado la propose (nel 1232) come esempio per le nobildonne tedesche e chiese di poter promulgare il processo ma fu assassinato l’anno dopo.
Dicatat quatruor ancillarum, quattro donne accreditate, utili per il processo: fu canonizzata a Perugina nel 1235.
Nel 1236 un tal Cesario le scrisse una biografia e così anche lo stesso Tommaso da Celano, poi Iacopo da Varazze nella leggenda aurea, sul modello di Crione d’Assisi (??).

I sacramenti
Dal punto di vista Teologico-biblico-francescano
A cura di Massimiliano Lanza

I sacramenti occupano una buona parte per quel che riguarda gli studi teologici nei Seminari Maggiori, nelle Università Pontificie , negli Istituti di Scienze religiose, soprattutto nei vari corsi di Teologia Morale e Sacramentarla, negli studi Liturgici. Essi occupano anche una buona parte sul Catechismo della Chiesa Cattolica (nella versione integrale e nelle versioni sintetiche) e anche il Codice di Diritto Canonico ne parla ampiamente.
Essi rivestono un’importanza decisiva per i cristiani poiché hanno il potere di rendere sacro ciò che è profano, sono un aiuto indispensabile per la crescita nella fraternità, costituiscono nutrimento necessario per continuare ad essere e agire in Cristo. Ovviamente occorrono le giuste disposizioni interiori per la loro efficacia, sia del Ministro (anche se indegno i s. sono sempre validi) che dei fedeli che li ricevono.
Nell’Antico Testamento le liturgie era utilizzate con degli schemi particolari; esemplificativo a tal proposito è il libro di Neemia:
“Essi leggevano nel libro della legge di Dio a brani distinti e con spiegazioni del senso e così facevano comprendere la lettura (così come avviene nella liturgia: al termine della proclamazione delle letture bibliche il Ministro ordinato tiene l’omelia). Neemia, che era il governatore, Esdra sacerdote e scriba e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: “Questo giorno è consacrato al Signore vostro Dio; non fate lutto e non piangete!” L’invito rivolto al popolo è di far festa (osservate come sono allegri i cristiani quando escono dalla Santa Messa…) come indicato in Neemia: “Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza”… “tutto il popolo andò a mangiare, a bene, a mandare porzioni ai poveri e a far festa, perché avevano compreso le parole che erano state loro proclamate” (Cfr. Ne 8, 1-12).
Questo brano manifesta in maniera viva come vengono celebrati e ricordati gli interventi di Dio: è la Parola che sta al centro della lode e del ringraziamento, è la Parola che fa rivivere il patto di alleanza; è la Parola che ravviva la fede del popolo.
Nell’ultima cena Gesù ci parla della Nuova Alleanza e le prime comunità cristiane compresero e vissero con grande fedeltà la volontà del Signore… Egli ci ha lasciato il memoriale (termine usato durante e dopo il Concilio Vaticano II, oggi abusato in quanto viene utilizzato per non scontentare i Luterani o Pentecostali o Calvinisti che siano, poiché il protestantesimo utilizza solo il concetto di memoriale, la Chiesa latina ovviamente quello di sacramento)… Semplicemente la risposta ci viene dalla Sacra Scrittura “…E il pane che noi spezziamo non è forse comunione con il corpo di Cristo?...c’è un solo pane… pur essendo molti siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane…” e poi la pericope (il brano) biblico in oggetto (1 Corinzi 10, 15-18) richiama l’Antico Testamento “… Israele secondo la carne…quelli che mangiano le vittime sacrificali non sono forse in comunione con l’altare?
Da considerare che noi siamo sempre sotto una tradizione e l’Apostolo ci richiama a quello che lui ha ricevuto: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice… Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga” (Cfr. 1Cor 11,23-26).
Alle nostre assemblee domenicali chi convoca è il Signore, il quale ci è vicino fino alla fine del mondo (Cfr. Mt 28,20).
L’assemblea del risorto è il luogo di un’esperienza di Fede, in cui l’uomo da incredulo deve diventare credente, non credulone. Tuttavia la fede non esclude nulla, come un docente di teologia ha affermato ma può comprendere tutto…
L’assemblea del risorto è il luogo di un’esperienza di fede, appunto, dove l’uomo impara a superare l’esperienza sensibile per giungere alla conoscenza di Cristo Signore. La conoscenza migliore di Lui è la conversione (Cfr. Lc 24,25).
Il gesto cultuale dell’assemblea è il battesimo nel nome di Gesù Cristo, con la ricezione dello Spirito e la frazione del pane.
Riguardo alla ricezione della fede, alla ricezione dei sacramenti Giovanni 17,8 afferma che “e le parole che hai dato a me, io le ho date a loro; ed essi le hanno ricevute ed hanno creduto veramente che io sono uscito da te ed hanno conosciuto che tu mi hai inviato”…
San Francesco, amante com’era dell’Eucaristia non poteva che parlare bene dei sacerdoti:
“Poi il Signore mi dette e mi dà tanta fede nei sacerdoti che vivono secondo la forma della Santa Chiesa Romana, a causa del loro ordine, che se mi dovessero perseguitare voglio ricorrere ad essi. E si io avessi tanta sapienza, quanto ne ebbe Salomone, e mi incontrassi in sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle parrocchie dove abitano, non voglio predicare contro la loro volontà.
E questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare come miei signori, e non voglio in loro considerare il peccato, poiché in essi io vedo il Figlio di Dio e sono miei signori. E faccio questo perché, dall’altissimo figlio di Dio nient’altro io vedo corporalmente, in questo mondo, so non il santissimo corpo e il sangue suo che essi soli consacrano ed essi soli amministrano agli altri”. (FF 112-113)
Una bella frase, tanto amata dal sottoscritto, la quale è come un quadrifoglio e la trovo dappertutto come il prezzemolo…
“I francescani secolari si impegnino, inoltre, ad un assidua lettura del Vangelo, passando dal Vangelo alla Vita e dalla Vita al Vangelo…” (Reg. 5)
“… Come Gesù fu il vero adoratore del Padre, così facciano della preghiera e della contemplazione l’anima del proprio essere e del proprio operare.
Partecipino alla vita sacramentale della Chiesa, soprattutto all’Eucaristia, e si associno alla preghiera liturgica in una delle forme della Chiesa stessa proposte, rivivendo così i misteri della vita di Cristo (Reg. 8)”.
• I Francescani secolari devono studiare il Vangelo e la Sacra Scrittura; la Fraternità, il Consiglio, l’Assistente spirituale devono aiutare i fratelli (o devono anche aiutarsi gli uni gli altri) a comprendere, con l’assistenza del Paraclito (lo Spirito Santo) le Sacre Scritture.
• Regola inventata da me: se c’è qualche Francescano secolare che avesse studiato teologia dovrebbe dedicare questo carisma ai fratelli; deve però ugualmente seguire le disposizioni dell’Assistente e del Ministro… del Ministro come suo responsabile e dell’Assistente per l’esperienza nello spiegare le Scritture, proprie dell’Ordine Sacerdotale e anche di chi professionalmente svolge tale attività.
• L’Eucaristia è il Centro della vita della Chiesa e quindi della fraternità (Cfr. Cost., art. 14,2-3).

Appendice:
L’Eucaristia – appunti di studio

In un opera del Borobio , testo studiato dal sottoscritto, troviamo un estratto di San Giustino, tratto dall’opera Dialogo con Trifone, in cui ci viene esposta la visione teologica inerente al Sacramento dell’Eucaristia, così come era pensata i primi secoli.
1) Questo alimento che noi chiamiamo “Eucaristia” e non è dato parteciparne se non a chi crede vera la nostra dottrina ed è stato lavato per la remissione dei peccati e per un bagno di rigenerazione, per vivere così come Cristo ha insegnato a fare.
2) Poiché noi non lo prendiamo come un pane comune ed una comune bevanda, ma secondo quanto abbiamo appreso dal nostro Salvatore Gesù Cristo, incarnatosi in virtù del Verbo di Dio. L’alimento sul quale fu compiuta l’azione di grazie e di cui si nutrono il nostro sangue e le nostre carni, per virtù dell’orazione di grazie (“eulògu”) sono trasformati (“metabolén”) nella carne e nel sangue del medesimo Gesù incarnato per la nostra salvezza.
3) Gli Apostoli infatti nelle loro “Memorie” dette “Evangeli” proprio questo tramandarono: che Gesù Cristo lasciò loro questo comando: preso del pane, rese grazie e disse loro “Fate questo in memoria di me; questo è il mio corpo; poi preso similmente il calice, rese grazie e disse: Questo è il mio sangue. Solo essi ne fece partecipi…
E sempre dalla stessa opera possiamo affermare:
Celebrare l’Eucaristia significa realizzare il memoriale della morte e risurrezione di Cristo: “Fate questo in memoria di me”.
Le stesse preghiere usano l’espressione: “Celebrando il memoriale della morte e risurrezione del tuo Figlio…”.
Noi cristiani abbiamo una buona memoria. O almeno queste preghiere ci educano perché l’abbiamo veramente. Il mistero pasquale di Cristo è l’avvenimento centrale della nostra salvezza: in essa abbiamo le nostre radici e a esso torniamo in ogni celebrazione.
Inoltre: l’Eucaristia è sacramento, memoriale, partecipazione e offerta dell’unico sacrificio della croce. La comunità cristiana offre se stessa come “vittima viva” e “sacrificio perenne”, facendosi, in un certo qual modo, “contemporanea” a quella fatta da Cristo. Tutta la vita del cristiano viene così potenziata e incorporata al sacrificio pasquale di Cristo.
Per concludere una riflessione del Papa di venerata memoria il Servo di Dio Giovanni Paolo II:
- Da Ecclesia de Eucaristia n. 7:
“Da quando ho iniziato il mi ministero di Successore di Pietro, ho sempre riservato al Giovedì Santo, giorno dell’Eucaristia e del Sacerdozio, un segno di particolare attenzione, inviando una lettera a tutti i sacerdoti del mondo.
Quest’anno, venticinquesimo per me di Pontificato, desidero coinvolgere più pienamente l’intera Chiesa in questa riflessione eucaristica, anche per ringraziare il Signore del dono dell’Eucaristia e del Sacerdozio: “Dono e mistero”. Se, proclamando l’Anno del Rosario, ho voluto porre questo mio venticinquesimo anno nel segno della contemplazione di Cristo alla scuola di Maria, non posso lasciare questo Giovedì Santo 2003 senza sostare davanti al “volto eucaristico” di Cristo, additando con nuova forza alla Chiesa la centralità dell’Eucaristia. Di essa la Chiesa vive. Di questo “pane vivo” si nutre. Come non sentire il bisogno di esortare tutti a farne sempre rinnovata esperienza)”
Giovanni Paolo II

































Attualizzazione:
A cura di Anita Rocchi
Da “La verità vi farà liberi”


Con i sacramenti…
Con i sacramenti dell’iniziazione Cristiana, il battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia si ha: “la partecipazione alla natura Divina, che gli uomini ricevono in dono mediante la grazia di Cristo, rivela una certa analogia con l’origine, lo sviluppo e l’accrescimento della vita naturale.
Difatti i fedeli, rinati nel Battesimo, sono corroborati dal sacramento della Confermazione e, quindi, sono nutriti con il cibo dalla vita eterna nell’Eucaristia, sicché, per effetto di questi Sacramenti dell’iniziazione cristiana, sono in grado di gustare sempre più e sempre meglio i tesori della vita divina e progredire fino al raggiungimento della perfezione della carità” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1212).

IL BATTESIMO

Il Battesimo è il sacramento della fede e della conversione a Cristo, la porta di ingresso nella comunità cristiana .
Il Battesimo è dono del Signore risorto, mediante la Chiesa. Lo si riceve, non ci si battezza da soli.
Il ministro rappresenta Cristo e la Chiesa, normalmente è il ministro ordinato: vescovo, presbitero e diacono; in caso di necessità può essere chiunque, uomo o donna, purché abbia l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa .

LA CRESIMA

Dalla storia di questo sacramento emerge anche il suo significato fondamentale. La Confermazione è per ogni fedele ciò che per tutta la Chiesa è stata la Pentecoste, ciò che per Gesù è stata la discesa dello Spirito Santo all’uscita del Giordano.
Essa rafforza l’incorporazione Battesimale a Cristo e alla Chiesa e la consacrazione alla missione profetica, regale e sacerdotale.
Comunica l’abbondanza dei doni dello Spirito Santo e “I sette doni dello Spirito Santo consentono di giungere alla perfezione nella Carità.
Se dunque il Battesimo è sacramento della nascita, la Cresima è Sacramento della crescita .

L’EUCARISTIA

La fede nell’Eucaristia non è facile, come non è facile accogliere il mistero della Croce di cui è la ripresentazione sacramentale. Per questo la Chiesa nei secoli l’ha circondata di tanti e mirabili segni di adorazione, di amore e di bellezza: monito sempre attuale per prevenire le tentazioni della superficialità, della abitudine e dell’incredulità.
Il convito eucaristico è prefigurato nei banchetti di Gesù con i peccatori e gli amici durante la vita pubblica, è istituito nell’ultima cena con i Dodici, è confermato nella gioia degli incontri a mensa dopo la Risurrezione.
Dalla Chiesa delle origini è celebrato come cena del Signore Risorto e come frazione del pane, il segno efficace di comunione fraterna nel Suo Nome .
LA RICONCILIAZIONE

Dio è misericordioso: nessun peccato può superare la Sua Misericordia.
Nel compiere i miracoli, Egli ha manifestato il potere Divino di perdonare i peccati, come accadde a Cafarnao durante la guarigione fisica e spirituale del paralitico (Cfr. Matteo 2, 1-12).
Ai discepoli dà il potere di legare e sciogliere (Matteo 18,18).
Per Dono essi hanno il potere di perdonare. Nonostante il nostro Battesimo non siamo immuni dalle cadute nel peccato: la confessione ci aiuta a riprendere il cammino con Gesù che ci tiene per mano .

L’UNZIONE DEGLI INFERMI

Cristo è medico dell’anima e del corpo; Egli ha compassione dei malati e le sue guarigioni dimostrano che “Dio ha visitato il suo popolo” (LC 7,16).
La malattia porta a ritornare a Dio e a ricercarlo con tutte le forze.
Questa unzione sacra degli ammalati la troviamo nel N.T., dove viene istituita dal Signore Gesù. I riferimenti li troviamo soprattutto in Giacomo. L’unzione degli infermi serve ai fedeli in pericolo di vita, ma è un sacramento che ci porta alla vita.
Il sacramento dell’unzione dà al malato una grazia di consolazione e di purificazione; lo unisce alla vita.
Il Sacramento dell’unzione dà al malato una grazia di consolazione e di purificazione; lo unisce al Signore Gesù nel suo mistero Pasquale, in modo da conferire alla malattia una fecondità spirituale: “Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del Suo Corpo che è la Chiesa” (Colossesi 1,24)

ORDINE

I Vescovi, i Presbiteri e ai diaconi sono dei battezzati con una chiamata speciale: in nome di Cristo insegnano il Vangelo, presiedono la Liturgia, sono responsabili della comunità. I Diaconi sono invece adibiti al servizio

MATRIMONIO

L’amore coniugale è dono reciproco, totale, unico, fedele e indissolubile.
I coniugi cristiani si amano mediante lo Spiriti Santo, come Cristo ha amato la Chiesa.
“L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà ala a sua donna e i due formeranno una carne sola…” (Ef 5, 31-32).
I cristiani si sposano nel Signore, nella Nuova Alleanza, come Cristo si sposa alla Chiesa.


FF 1468: “Era instancabile nell’esortare i fratelli all’osservanza fedele del Vangelo e della Regola, come avevamo promesso, specialmente a mostrarsi reverenti e devoti agli uffici liturgici e agli ordinamenti ecclesiastici, ascoltando fervorosi la Messa, adorando con la massima devozione il Corpo del Signore. Volle fossero onorati in maniera particolare i sacerdoti, che amministrano i Sacramenti, così venerandi e sublimi: dovunque l’incontrassero dovevano baciar loro le mani; se poi li vedevano a cavallo, esigeva si baciassero loro le mani, non solo ma addirittura gli zoccoli del cavallo cui stavano in groppa, per reverenza verso i poteri sacri di cui sono insigniti i ministri di Dio.
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Breve corso di Teologia:
Iniziamo a dare alcune connotazioni:
Teologia significa studio di Dio da Theos + Logos...
Nei giorni successivi questa parte sarà ampliata e completata
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